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All’inizio di questo gennaio abbiamo assistito, come ogni anno, a fiumi di analisi apocalittiche sull’annata cinematografica passata e sulla salute del cinema italiano. È innegabile che i risultati dell’anno 2017 siano stati fortemente deludenti, ma a loro discolpa va detto che questi dati sono stati confrontati con quelli di un’annata del tutto straordinaria che è stata quella del 2016 (uscirono infatti successi come Quo Vado? che da solo incassò oltre 65 milioni di euro e portò in sala quasi 10 milioni di spettatori e Perfetti Sconosciuti che collezionò oltre 17 milioni di euro). Il dato definitivo di questo 2017 è di 92.180.944 biglietti venduti contro i 105.290.351 biglietti venduti nel 2016, un calo quindi del 12%.

Le pellicole sopra citate hanno garantito inoltre al mercato produttivo del nostro paese un exploit nel 2016 davvero sensazionale che messo a confronto con quello deludente del 2017 vede crollare la quota di mercato dei film italiani rispetto al totale dal 28,7% (2016) al 17,4% (2017).

Un risultato del genere deve farci preoccupare? Certamente è un dato che deve mantenere vigili gli addetti ai lavori, ma è necessario dire che quello italiano è da almeno dieci anni un mercato fortemente oscillante, si è passati dai 90 milioni di presenze degli anni 2012 e 2014 alle annate più fortunate come quelle 2010 e 2016 targate rispettivamente Avatar e Checco Zalone.

Per quanto riguarda la percentuale del mercato italiano, il 2017 è stato un anno terribile dal punto di vista dell’offerta: solo due film italiani, L’ora legale e Mister felicità, hanno conquistato il pubblico e superato, faticosamente, il traguardo dei 10 milioni di incasso. Oltretutto i due film citati sono dei prodotti trainati per la maggior parte dai mercati regionali: la Sicilia per L’ora legale e la Campania per Mister felicità. Ritengo quindi il risultato di quest’anno per il nostro mercato negativo, ma da leggere nella sua eccezionalità, e dipendente dallo scarso interesse del pubblico per le pellicole distribuite. Una prova di ciò è rintracciabile già nel dato di gennaio 2018 che vede il mercato italiano al 39,8% del totale (percentuale che non considera peraltro l’ottimo dato di Chiamami col tuo nome perché considerato coproduzione).

Ora che abbiamo “definito” la situazione a livello nazionale possiamo passare ai vari contesti regionali e provinciali d’Italia. Proveremo a definire quali sono le regioni più virtuose d’Italia, quali quelle che nell’anno appena passato si sono difese meglio in termini di presenze e quali invece hanno subito una riduzione più drastica.

NB: Le infografiche che troverete nell’articolo sono un esclusiva Chora. I dati sono stati approssimati ad una cifra decimale per una lettura più agevole. La percentuale indicata nel tondo rosso invece è calcolata con il dato integrale. Per avere dati più precisi scrivete alla mail info@chora.me.

Osservando i dati regione per regione si sarà notato come quel -12% a livello nazionale sia in realtà un risultato dalla composizione piuttosto eterogenea. La prima cosa che salta all’occhio è che nessuna regione d’Italia ha fatto meglio dello scorso anno (i motivi sono stati brevemente descritti poco sopra), ma è anche vero che ci sono regioni che hanno visto delle decrescite più attenuate. Tra le “più positive” del 2017 abbiamo la sorpresa Sicilia (-5,7%), il cui risultato sarà analizzato tra poco, e le settentrionali Lombardia e area del Triveneto/Friuli (attorno al -9/-9,5%). Le peggiori si sono rivelate invece le Marche (-17,3%), l’Abruzzo-Molise (-18,6%) e ultima la Basilicata (-20,3%). Quest’ultima peraltro interrompe bruscamente una crescita di presenze che durava ormai da 4 anni consecutivi.

Il 2017 ha mostrato però una grande novità: per la prima volta è il “Centro Italia” a fare peggio tra le tre circoscrizioni con dei cali davvero preoccupanti in regioni storicamente molto forti, in termini di affluenze nelle sale, come Toscana, Marche e Lazio. L’ottimo ed eccezionale risultato della Sicilia è da mettere in relazione con il grande successo del film L’ora legale di Ficarra e Picone: il film del duo palermitano ha riempito le sale dell’isola per tutto il mese di gennaio spingendo gli incassi del primo mese del 2017 ad oltre 1 milione (il totale dei 12 mesi è di 5,2 milioni: più di 1/5 del totale raccolto in un solo mese). Prova di questo è anche il risultato di gennaio 2018 che vede la Sicilia addirittura a -38,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Con questa infografica risulterà ancora più chiara quell’eterogeneità di cui parlavo poco sopra. Per gli amanti dei numeri e delle statistiche assicuro che i dati delle presenze sono stati confrontati con i più recenti censimenti regionali. Risulterà quindi ancora più chiara la frattura del mercato italiano: si passa così dai virtuosissimi risultati di Emilia Romagna, Lazio e Marche i cui cittadini si recano in sala tra l’1,8 e le 2 volte l’anno a dati disastrosi nelle regioni meridionali come Sicilia, Sardegna e Basilicata (tra lo 0,7 e l’1 presenza annuale per cittadino), per non parlare della maglia nera di questa classifica, ovvero la Calabria che vede entrare in sala mediamente ogni suo cittadino solo 0,5 volte. È doveroso però contestualizzare quest’ultimo dato: la Calabria è sì la regione che contribuisce meno, proporzionalmente, al mercato cinematografico italiano, ma è anche la regione con la più scarsa diffusione di schermi cinematografici per abitante. Mi spiego meglio: a fronte di una media italiana di 1 schermo per 17.462 abitanti, la Calabria possiede solo 1 schermo per 34.356 abitanti (solo 57 schermi totali concentrati sostanzialmente nelle maggiori città), ovverosia il doppio della media italiana, con intere zone del entroterra sprovviste di cinema.

Passando invece alle province più virtuose, la classifica non cambia e come ogni anno vede in testa Roma, seguita da Milano, Torino, Napoli e Firenze. Premetto che la relazione tra popolazione della provincia e numero di presenze, che forse verrà in mente a molti, non è sempre vera: la provincia di Napoli, per esempio, ha quasi 1 milione di abitanti in più rispetto a quella di Torino, eppure i dati sui biglietti venduti premiano il capoluogo piemontese; Firenze invece è solo l’undicesima provincia (o città metropolitana) per popolazione d’Italia, ma è quinta per numero di ingressi.

L’importanza di queste città nel mercato italiano è davvero rilevante; solo questi cinque mercati provinciali costituiscono il 34,2% del mercato cinematografico italiano. Non sono inoltre solo i numeri assoluti a destare soddisfazione, il dato più interessante è la maggior fidelizzazione del pubblico cittadino (inteso come cittadino-metropolitano) rispetto ad altre realtà del paese. Milano detiene il primato: ogni milanese si reca mediamente al cinema 3 volte all’anno seguito dal fiorentino (2,8), dal romano (2,4), dal torinese (1,9) e dal napoletano (1,2). Il dato di Napoli non è ovviamente in questi termini un risultato di lusso, anzi, tra le grandi città è tra quelle in cui si frequentano meno i cinema (ricordo che la media italiana è di 1,5 presenze medie all’anno per abitante).

Concludendo il nostro discorso, il 2017 è stato sicuramente un boccone amaro, in cui non hanno funzionato molte cose come gli sciagurati Cinemadays, un’estate debolissima e un natale tremendo in termini di incassi. Il 2018, dai primi dati di gennaio-febbraio, sembra aver ingranato la marcia giusta, ma staremo a vedere le evoluzioni future. Le premesse per fare bene però ci sono: sembra si stia puntando verso la più coscienziosa “Festa del cinema” (in cui per tre giorni consecutivi si va al cinema con 4 euro, ma solo due volte l’anno) e una ristrutturazione del mercato cinematografico estivo (i cui dettagli non sono ancora stati rivelati), da sempre una tallone d’Achille per l’Italia.

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