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In un mondo dove arrivare al dunque e catturare l’attenzione del lettore/cliente è uno dei requisti più importanti, le infografiche hanno trovato terreno fertile e sono sempre più efficaci come mezzi comunicativi.
Comunicare con il pubblico attraverso la rappresentazione di dati è il primo step per accompagnare il lettore ai contenuti di un articolo ed avviarlo ad un’analisi specifica.
Le infografiche, che sembrano essere sempre più curate anche sotto l’aspetto estetico , possono essere lo strumento chiave per arrivare subito all’attenzione del pubblico e portarlo ad interessarsi all’argomento o soffermarsi sull’articolo. Non è un caso se sempre più realtà se ne avvalgono, ed insieme ai video introduttivi sono considerati mezzi indispensabili per campagne crowdfounding di successo.

Per scoprire meglio questa realtà abbiamo voluto intervistare un giovane e bravissimo  information designer milanese, Valerio Pellegrini, che in questa breve intervista ci racconterà la sua esperienza sul campo.

Ciao Valerio, ti andrebbe di ripercorrere con noi i passi della tua formazione e l’esperienze lavorative affrontate?

Ho frequentato il liceo classico ma sin da piccolo ho sempre amato le forme e la rappresentazione. Ho disegnato sin da quando ero piccolo e ho sempre cercato di tradurre la realtà che mi circondava, ricordo quella sensazione come un perfetto equilibrio fra ossessione e meditazione. Ho frequentato in seguito Design della Comunicazione al Politecnico di Milano con una laurea specialistica che si poneva come obiettivo quello di rappresentare visivamente il pensiero di Kant, analizzando la frequenza e la posizione dei lemmi più importanti utilizzati dal filosofo. Da quell’anno ho sempre lavorato da freelance per giornali, aziende, studi e laboratori di ricerca, sia entità estere, come BBC, Condè Nast, Google, Facebook, Wired, sia italiane come Corriere della Sera, Barilla, . Ho vinto due volte il premio Information is Beautiful, nel 2013 e 2016 e ho esposto a Milano, Torino, Los Angeles, Zurigo, Trieste, Prato. Le mie tavole sono presenti in libri editi da Taschen, Gestalten, Rizzoli.

Cosa ti ha portato a concentrarti sulla realizzazione di infografiche?

Dopo la specializzazione con il laboratorio di ricerca del Politecnico, DensityDesign, ho sempre proseguito in questa direzione, lavorando nell’ambito dell’information design. Ricordo distintamente che una tavola da me realizzata ormai 7 anni fa, mi ha fatto riflettere su quanto mi piacesse visualizzare strutture complesse ed autonome, che fossero in grado di tradurre il mondo complesso in cui viviamo nel modo più semplice e accattivante possibile.

Che metodologia di lavoro segui? L’adegui in base al progetto o preferisci seguire un percorso standard?

Solitamente il processo è composto da una prima fase di analisi dei dati e di studio del tema di riferimento, sia dal punto di vista dei contenuti, sia dal punto di vista del lessico visivo utilizzato in precedenza per una tematica di quel tipo. Successivamente imposto la struttura, di modo da conferire senso e forma ai dati, e infine la rifinisco graficamente di modo che si presenti in modo accattivante al lettore. Tutte le fasi del processo sono importanti ma la fase iniziale di studio e quella successiva di strutturazione visiva sono quelle che ti permettono effettivamente di poter approcciarti al tema e alla sua rappresentazione.

Hai qualche illustratore o graphic designer a cui ti ispiri?

Ce ne sono molti, ma non ne ho alcuni in particolare. Mi ispiro soprattutto a campi diversi della comunicazione e dell’arte, assorbendone forme e colori e traducendoli nel mio lessico visivo. Una tipologia di artefatto da cui mi piace spesso prendere spunto sono vecchie mappe e planisferi, anche se la più stimolante forma di ispirazione penso che per me sia la realtà che ci circonda. Sia la natura, sia i prodotti dell’uomo sono una continua dimostrazione di bellezza.

Quali sono i blog, i siti o i medium da cui attingi materiale che possa ispirarti? Ci sono molti siti e blog validi da cui si può trarre ispirazione, tra cui Visualoop e Datavisualization.ch, ma non passo molto tempo a cercare ispirazione da altri progetti e siti, solitamente un aspetto del mio lavoro che trovo molto stimolante è quello di partire da zero e inventare strutture ad hoc per il fenomeno che devo visualizzare. La tavola per quanto mi riguarda funziona nel momento in cui ‘ha la sua storia’, è un mondo a parte con le sue regole visive e le sue gerarchie; e questo accade nel momento in cui non ti leghi troppo a qualcosa che hai visto o a cui ti ispiri ma quando tutto ‘nasce’ da te, e trova una forma grazie alla tua sensibilità, artistica e umana.

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