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Ilaria Facci non è indifesa. È coraggiosa; ci affronta a corpo nudo, sottoposto a tensioni, torsioni, contorsioni, in una lontana memoria di Lucien Freud, e in una, più vicina, di Jenny Saville. Quei corpi si decompongono, o sono schiacciati; e resistono. Questi, di Ilaria, si sublimano, si trasfigurano, si fanno anime, come la Pietà Rondanini, sublime ultimo pensiero di Michelangelo; o foglie, come nell’Apollo e Dafne di Bernini […]

Questo è ciò che ha detto di lei il critico d’arte Vittorio Sgarbi.

Ma chi è Ilaria Facci?

Da ormai qualche anno è considerata una delle più importanti, tra le esordienti, fotografe (o artiste?) sulla scena italiana. Ilaria nasce a Roma nel 1982. Appena due anni dopo perde l’uso dell’occhio sinistro per via di un Retinoblastoma. Qualche anno dopo si sposterà con la famiglia a Buenos Aires e tornerà a Roma solo nel 2000. Nel secondo millennio si è spostata in varie parti del mondo: da Milano all’Armenia per poi raggiungere Londra, città in cui attualmente vive. Il progetto Autoscatti sbagliati inizia nel 2014.

Qui di seguito ne vediamo qualche esempio:

Finora ho fotografato soprattutto me stessa: nei miei autoscatti riesco a vedere qualcosa in più rispetto a quelli che ho fatto ad altre persone. Non preparo il set e non mi metto in posa: mi lascio solo trasportare dall’obiettivo. Dopo, quando riguardo le foto al pc, capisco e leggo quello che volevo trasmettere e quello che stavo provando: da lì nasce il titolo della foto e il messaggio che voglio comunicare. Fotografare altre persone mi interessa molto, ma allo stesso tempo mi spaventa: significherebbe scoprirmi davanti ad un’altra persona e vederla scoperta a sua volta.

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