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Ciao Gianluca, grazie per la tua disponibilità nell’aver accettato di scambiare 4 chiacchiere con noi di Chora. Ci fa moltissimo piacere.

Ci racconti un po’ di te, il percorso che hai fatto e la strada che invece stai seguendo ora?

Sono Gianluca Saccavini e ho 22 anni. Fin da piccolo sono sempre stato estremamente curioso. Scienza, letteratura, arte… Non importava. L’importante era scoprire, conoscere e imparare. Crescendo, le cose non sono cambiate di molto. Infatti, per me, scegliere un unico percorso di studi universitari è stato un vero trauma. Tra Lettere, Biologia e varie Accademie di Giornalismo o Fotografia, alla fine ho optato per Scienze Ambientali, scelta per il mio grande amore per la natura. Durante gli anni dell’Università questa passione non è mai scemata, anche se mi sono accorto che la strada che stavo percorrendo non era la mia. Mi avrebbe portato verso lavori sedentari, poco creativi. Forse sarei finito in un laboratorio di città o a fare qualcosa di estremamente meccanico e ripetitivo (la sola idea mi fa ancora rabbrividire). Dopo questa presa di consapevolezza, è iniziato per me un periodo di scoperta personale. Volevo capire come unire la Natura alla mia sete di libertà, alla scrittura e alla fotografia. In quelle sere di crisi passate nel mio cubicolo a Milano, mi sono avvicinato al mondo del marketing e della comunicazione. Solo un anno prima, ripudiavo tutto ciò che aveva a che fare con le grandi aziende e l’economia. Vedevo solo consumismo, distruzione della Natura e grandi uffici grigi in città ancora più grigie. Ma poi, pian piano, ho scoperto un’altra realtà, totalmente opposta a quella che immaginavo. Ho visto persone che riuscivano a trasformare le proprie passioni in un lavoro concreto, che si costruivano vite libere e che riuscivano a influenzare positivamente centinaia (o migliaia) di persone grazie al mondo digitale. Da lì è scattata una scintilla che non si è mai più spenta. Ho iniziato a passare pomeriggi interi a guardare video su YouTube, a leggere blog post, a divorare libri. Marketing, comunicazione, ottimizzazione personale. Più ne sapevo, più ne volevo sapere. Ho scoperto un mondo in cui era possibile dare sfogo alla mia creatività e allo stesso tempo avere un impatto incredibile sull’ambiente e sulle persone. Sono stati anni di grande confusione, di profonda incertezza e di lunghe pagine di diario. E solo quest’anno ho iniziato a intravedere il filo rosso che lega le mie diverse esperienze e che può essere la sintesi di tutto. Cosa sto facendo ora? Da qualche mese lavoro come copywriter (mi occupo della comunicazione online di diverse aziende) e sto completando il mio percorso di studi universitario (sì, quello in Scienze Ambientali). Sono estremamente felice e fiducioso per il futuro. Non so esattamente dove mi porterà, ma so che al centro ci saranno scrittura, fotografia e Natura.


Nel convincerci ulteriormente a volerti intervistare, c’è sicuramente la tua attenzione ai temi ambientali, argomento al quale siamo molto legati. Come nasce questa tua sensibilità e attenzione?

Come la coltivi?

Penso che la sensibilità ambientale nasca con tutti noi nel momento stesso in cui veniamo alla luce, è quello che succede poi che ce la fa dimenticare. Io mi ritengo fortunato, perché sono cresciuto in campagna, sempre a strettissimo contatto con la natura. Per me amarla e rispettarla non è mai stata una scelta consapevole, ma un semplice modo d’essere. Come lo coltivo? Prima di tutto, quando posso, fuggo nei boschi o al fiume dietro casa. È il contatto diretto con la Natura che ci fa capire che siamo una parte infinitesima di un sistema molto più complesso, e che può ricordarci cosa conta davvero. Questo poi si traduce in tanti piccoli accorgimenti giornalieri: evito il più possibile la carne rossa, da quest’anno compro solo vestiti di cotone organico o di poliestere riciclato, ho detto addio ai fast food, uso meno plastica possibile e se vedo rifiuti per terra li raccolgo… Ci sono tante piccole scelte quotidiane che possiamo fare e che, se sommate, possono avere un impatto estremamente positivo. Il segreto è non essere troppo duri con noi stessi: al giorno d’oggi è ancora impossibile vivere in modo sostenibile al 100%. Io stesso compro ancora da Amazon e mangio ancora carne e pesce. Penso però che poche scelte mirate, da aumentare nel tempo ma adottate da tutti (a seconda del proprio stile di vita), siano la strada migliore da seguire.

 

In questo particolare momento storico, anche a fronte del problema sanitario che giustamente è la priorità in tutto il mondo, credi possa passare in secondo piano l’attenzione per l’ambiente?

Purtroppo troppo spesso si finisce per agire sui sintomi e non sulle cause, anche in questa situazione. Non ci sono certezze o evidenze scientifiche sull’origine del coronavirus, ma tutta la comunità scientifica è d’accordo su un fatto cruciale: la distruzione degli habitat naturali, della biodiversità e l’avvicinamento delle città agli ambienti vergini, aumenta notevolmente il rischio che virus o malattie (rimasti per secoli nascosti nei cuori delle foreste) possano “scappare” e espandersi a macchia d’olio nel nostro mondo iperconnesso. Spiegare l’intero fenomeno in questo modo è davvero riduttivo, ma spero che passi il concetto di fondo. Dovremmo sempre guardare e agire a lungo termine, mentre risolviamo le urgenze a breve termine.


Cosa ti sentiresti di consigliare, perché ognuno possa svolgere un ruolo attivo in questo ambito?

Dobbiamo sempre ricordarci che noi (io, te e chi legge) siamo parte della Natura. “Salviamo la Terra”, “Non c’è un Pianeta B”, “Proteggiamo l’ambiente” sono comunicazioni che passano una prospettiva sbagliata alla radice. Finché la Natura viene trasmessa come entità astratta e slegata dall’uomo, è difficile agire concretamente. Il segreto è tornare alla Natura, riscoprirla, sentirsene parte, in un parco, in montagna, in giardino, ovunque. È quando avvertiamo questa connessione profonda (con le cose, col Mondo), che iniziamo a interessarcene e ad agire coerentemente. L’ha spiegato alla perfezione Alex Bellini in un podcast che ho ascoltato recentemente: “Non si può proteggere qualcosa che non amiamo e non possiamo amare qualcosa che non conosciamo”. “Siamo tutti connessi” non è solo una frase new age, è una verità concreta e la base dell’ecosistema Terra. In generale, consiglierei a tutti di diventare consumatori più consapevoli. Ogni volta che vogliamo acquistare qualcosa, chiediamoci “Ne ho veramente bisogno?”. Se la risposta e sì, passiamo a un’altra domanda “Che impatto ha avuto sull’ambiente la produzione di questo bene? Ci sono alternative più sostenibili?” e così via.

La fotografia è l’altra tua grande passione. Com’è nata? Cos’è per te la fotografia?

La fotografia per me è nata come un gioco, un semplice modo per immortalare la bellezza della vita: gli amici, un paesaggio nuovo, un viaggio lontano da casa. Ho sempre voluto creare qualcosa che mi ricordasse la mia vita, i miei cambiamenti, lo scorrere del tempo. Soddisfo la stessa esigenza con la scrittura. Sono dei modi per romanzare la nostra vita, per imprimerla nel tempo, per capirci, e forse un giorno chissà, anche per ispirare altre persone.


Credi possa esserci un punto di incontro tra la fotografia e le tematiche ambientali?

Assolutamente. La fotografia è uno strumente potentissimo, sia per denunciare il male che abbiamo fatto al Mondo e a noi stessi, sia per mostrare la meraviglia che ci circonda. Personalmente, preferisco la seconda opzione. È importante mostrare cosa dobbiamo evitare, ma anche far riscoprire quel senso di appartenenza e identità profonda che scuote gli animi e ci fa agire di conseguenza.


Ci sono letture, film o più in generale figure di riferimento che ti sentiresti di suggerire per entrambi gli ambiti?

Potrei fare una lista lunghissima. Una sintesi perfetta tra fotografia e ambiente è Genesi di Sebastião Salgado, il mio fotografo preferito. Grandi libri sulla consapevolezza ambientale sono Primavera silenziosa di Rachel Carson e Let my people go surfing di Yvon Chouinard. Rachel Carson è la scienziata che ha dato vita al movimento ambientalista del ventesimo secolo, mentre Yvon Chouinard è il fondatore di Patagonia, l’azienda che dimostra ogni giorno che la crescita economica può (e deve) essere sostenibile. Per chi preferisce i romanzi, consiglio i libri di Sepúlveda. Poi ci sono anche i grandi autori dei classici: Jules Verne, Thoreau, Jack London… Per quanto riguarda film e documentari, consiglio “Before The Flood” di Leonardo Dicaprio. Su Netflix, “Una vita sul nostro Pianeta” di David Attenborough, “Chasing corals” e “Cowspiracy”.

 

Ringraziandoti nuovamente per la tua disponibilità, non possiamo che augurarti tantissima fortuna per il tuo percorso, con l’augurio che il tuo entusiasmo possa essere contagioso per qualcun altro.

 

gianlucasaccavini

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