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Per il mese di Novembre, Chora ha deciso di assegnare lo Staff Pick a Donatella Nicolini per il suo incredibile lavoro come fotografa Maternity e Newborn! Lo stile di Donatella è inconfondibile e le sue foto fanno sognare! Ecco di seguito l’intervista in esclusiva:

Cominciando dal principio; quando hai capito di voler iniziare una carriera in questo mondo? Come nasce la passione per la fotografia e qual è stato il tuo primo “grande amore”?

Ho capito realmente di voler fare questo lavoro circa 4 anni fa, di ritorno da una permanenza in Svezia, dove ho vissuto per circa 2 anni. Prima di partire facevo la segretaria, insoddisfatta e pervasa da un sentimento di oppressione che mi limitava dentro le mura di un ufficio a fare un lavoro che non sentivo il mio, alla prima occasione ho presentato le dimissioni e mi sono lanciata senza paura e senza ripensamenti in questa avventura trasferendomi in Svezia insieme al mio compagno. Al termine di questa esperienza, durante la quale ho avuto modo di appassionarmi alla fotografia di ritratto grazie a un’amica che mi ha prestato la sua Nikon D90 chiedendomi di farle delle foto durante un suo spettacolo, ho capito che non c’era nulla al mondo che io amassi di più che fotografare. Portavo la macchina fotografica sempre con me, facendo foto alle persone intorno a me tutti i giorni. Finalmente sentivo di aver trovato qualcosa che mi appassionava ogni giorno e la cui ossessione mi ha travolto e riempito sempre di più. In quel momento sapevo che avrei dovuto iniziare un percorso di formazione che mi avrebbe permesso di far diventare quella passione in un lavoro.

Come sei arrivata alla fotografia maternity e newborn? Se dovessi parlare con un giovane aspirante fotografo/a, in base alle esperienze che tu hai avuto, quale sarebbe il percorso che consiglieresti?

La vita di un fotografo non è solo imparare a usare le luci e scattare in studio. Tra le tante discipline e informazioni da imparare c’è tutto il lato business e marketing. Una delle prime cose che ho imparato (e che rimane una delle più importanti che dico sempre ai miei studenti) è che bisogna specializzarsi, trovare una nicchia di cui diventare l’esperto. Il caso ha voluto che in quel periodo nascesse mio nipote e ho iniziato ad avvicinarmi alla fotografia di neonati e bambini. Ho unito i puntini e mi sono detta che sarebbe potuta essere una nicchia interessante da esplorare. A posteriori scoprirò che quella non sarebbe stata la mia vera nicchia, ma è servita ad avvicinarmi a quella giusta: la fotografia di gravidanza. Al primo servizio fotografico di gravidanza si è accesa la scintilla. Mi piaceva. Mi piaceva tantissimo. Mi emozionava. Mi dava soddisfazione. Mi dava ispirazione.

Le mie foto di maternità sono cambiate e cresciute insieme a me. All’inizio non sapevo dare una spiegazione a quell’amore per un tipo di ritratto così specifico. Oggi, a 28 anni, con una consapevolezza diversa e una ricerca dentro di me inizio a intuirlo. Inizio a capire perché mi sono ossessionata con questo genere tanto da volerlo fare mio e avere sempre qualcosa da dire attraverso questi miei ritratti.

Ho ripercorso la mia vita e ho trovato le risposte. Sono una donna giovane, bionda, che ha scelto un lavoro come quello del fotografo, visto e percepito soprattutto in Italia come un lavoro prettamente maschile. Quando agli inizi facevo le foto agli eventi, a fine servizio mi chiedevano se ero la hostess, nonostante avessi due fotocamere più pesanti di me addosso e mi avessero visto scattare per ore. Me lo avrebbero chiesto se fossi stato un uomo? Dubito.

Sono anche una donna che ha scelto di non avere figli, perché l’idea mi terrorizza. Non mi sono mai sentita all’altezza di essere madre. Ero una bambina che sentiva raccontare da sua nonna che ha dovuto nascondere la sua gravidanza e viverla come una vergogna. Ero una bambina ribelle, che non ha mai accettato le regole di cui non capiva il senso. Che veniva sbattuta fuori dalla classe perché non aveva paura di dire quello che pensava anche se era fuori dal coro. Sono diventata la donna che decide per sé, che fa le sue regole, che ha lottato per la sua indipendenza e che non accetta di essere sottomessa a un uomo o al ruolo che la società vorrebbe imporle. Cosa c’entra questo con la fotografia di gravidanza? Tutto.

Le mie fotografie, i miei ritratti mostrano donne forti, che non hanno paura di mostrare i loro corpi nudi e meravigliosi mentre stanno compiendo un miracolo e stanno facendo l’unica cosa che gli uomini non possono fare. Far crescere una nuova vita dentro di sé. Per quanti anni la società ha penalizzato la gravidanza? Ancora oggi una donna che lavora ha paura di dire al suo capo di essere incinta. Nel 2019 ai colloqui di lavoro alle donne viene ancora chiesto se hanno intenzione di fare figli, cosa che diventa una discriminante in vista di un’assunzione. Per quanti anni la società ha fatto vedere la gravidanza come se fosse quasi una malattia? Questo è per me la fotografia di gravidanza.

Il potere di una donna che si assume la responsabilità più grande al mondo, che mette a disposizione il suo corpo e la sua anima per ospitare e portare al mondo una nuova vita. Consapevole del fatto che nella maggior parte dei casi dovrà fare quasi tutto il lavoro da sola. Consapevole del fatto che al lavoro sarà penalizzata e dovrà farsi in 4 per non abbandonare la carriera, mentre allatta il suo bambino e fa numeri da mago per non fargli mancare la sua presenza e le cure materne.

Questo è quello che voglio comunicare con le mie foto. La bellezza, la forza, la fierezza, il miracolo. Che forse io non avrò mai l’onore di provare, ma che posso condividere e vedere da vicino anche solo in una microscopica parte ogni volta che fotografo una mamma. La verità è che le ammiro e che le trovo più coraggiose di me e voglio rendere dignità a tutto questo, innalzare le donne che posano per me, rappresentarle come le dee che io vedo in loro.

E cosa diresti a chi vuole intraprendere il tuo stesso percorso?

Di trovare il loro perché. Scavare dentro di loro e chiedersi cosa realmente amano e vorrebbero fotografare. Di non avere paura di sbagliare.

Di studiare tutto quello che possono, come se la loro vita dipendesse da questo. Perché è così.

Studiate, siate curiosi, esplorate tutti i generi di fotografia perché da ognuno c’è qualcosa da imparare e mixare al proprio, non pensate mai di aver imparato tutto quello che vi serve perché non è vero, non si finisce mai.

Non sarà facile, ci saranno momenti in cui vorrete mollare, in cui gli sforzi fatti non vi sembreranno proporzionati ai successi raggiunti. E’ normale. Ci sono passata anch’io. Ci siamo passati tutti. Continuate. Stringete i denti. Credeteci. La differenza tra chi ce la fa e chi no è tutta lì, nel non mollare.

Last but not least, mettete voi stessi nelle vostre fotografie. Quando guardando una vostra foto vi sembrerà di guardarvi allo specchio saprete di aver fatto e dato qualcosa di buono.

Parliamo dei workshop e delle conferenze: come ti trovi nei panni di speaker/insegnante?

Lo amo! Amo insegnare, amo condividere il mio percorso con gli altri e amo fare da speaker alle conferenze. Non c’è nulla di più gratificante di stare su un palco davanti a centinaia di persone a cui tu stai dando il cuore e che ti ridanno ancora più amore indietro.

La parte più bella per me non è salire sul palco, ma scendere. Quando le persone dopo la tua lecture ti raggiungono per abbracciarti, condividere un loro pensiero, quello che hanno provato ascoltandoti, un pezzo della loro storia. L’amore che ricevo in quel momento è così tanto che ogni volta mi viene un po’ da piangere.

Raccontaci del tuo percorso creativo: come nasce una tua fotografia?

Generalmente nasce da un’idea, qualcosa che ho visto magari in un film, in un videoclip musicale, o qualcosa che ho visto nella mia testa mentre ascolto una canzone.

Da lì parte l’organizzazione creativa, la creazione del mood board, la ricerca degli accessori, abiti o scenografia giusti, la pianificazione dello schema luci.

Nulla è lasciato al caso, ogni dettaglio è curato e pianificato in anticipo per dar vita alla versione più fedele della visione originale nella mia mente.

Qual è l’insegnamento o il consiglio che ti è servito di più in questi anni?

Il focalizzarmi su una nicchia e specializzarmi.

Per concludere, puoi dirci qualcosa dei tuoi prossimi progetti?

Il 2020 si prospetta un anno intensissimo, ogni mese sarò in un Paese diverso girando tre continenti per partecipare come speaker a conferenze o insegnare workshops internazionali. Altri appuntamenti interessanti stanno nascendo in collaborazione con delle università Europee. Ho già partecipato come speaker tenendo una lecture sull’online branding e positioning in un’università internazionale a Milano e l’ambiente universitario mi è piaciuto molto, per cui non vedo l’ora di ripetere l’esperienza all’estero.

A livello personale sto continuando a esplorare e studiare sia a livello tecnico che artistico, per cui sono curiosa di vedere che cosa creerò da qui al prossimo anno!

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