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Quando hai scoperto il tuo lato creativo? Come e da dove nasce la tua passione per il disegno e per l’animazione digitale o tradizionale?
Probabilmente il piacere di creare c’è sempre stato ma la voglia di esprimere concetti tramite l’arte visiva si è sviluppata con i graffiti, i colori su una parete hanno decisamente aperto la mia testa. L’animazione è stata una conseguenza, dopo gli studi ho seguito un corso di grafica digitale e animazione, scoprire che un disegno statico potesse prendere vita è stata una folgorazione. Puoi esprimere qualsiasi cosa utilizzando colori, espressioni, movimenti, pause, personaggi e inquadrature. Una figata.

Stilisticamente parlando, da dove hai tratto ispirazione per le tue illustrazioni?
Per lavoro ho sempre avuto a che fare con color key, color design, concept art. Tutte fasi di ricerca in cui l’essenziale è rendere un mood con pochi colori e soprattutto con pochi dettagli. Adoro quando questo succede e quando due semplici colori trasmettono un’emozione ben precisa. Nelle mie illustrazioni parto sempre da questa idea, evitando di soffermarmi su dettagli, non ricerco il realismo né un virtuosismo del disegno, ma preferisco dare un’anima all’intera illustrazione, o almeno ci provo.Ti capita di guardare un tramonto meraviglioso e allora cominci a pensare come fa ad essere così emozionale, e scopri che in quel tramonto c’è una palette colore a cui non avresti mai pensato. Quindi penso che la prima fonte di ispirazione per le mie illustrazioni sia proprio questa. Poi ci sono tanti artisti che possono emozionarmi come un bel tramonto, e soprattutto sono sempre fonte di studio e uno stimolo per non smettere mai di guardare un colore o un disegno nello stesso modo. Lo faceva con le luci e le ombre Caravaggio, lo fa Pascal Campion con le sue illustrazioni, o anche Tadahiro Uesugi, lo fanno i background artist nei film d’animazione. Tutto può essere fonte di ispirazione, basta ricercare la chiave giusta in base a quello che vuoi esprimere.

Il tuo lato creativo si rivolge non solo al disegno, ma anche alla computer grafica. Quanto è difficile diventare un animatore digitale in Italia? Qual è stato il tuo percorso lavorativo in questo campo?
Fare l’animatore in Italia non è facile ma neanche impossibile. La questione principale è che gli studi di animazione che abbiamo qui sono realtà mediamente piccole che quindi hanno bisogno di animatori per periodi limitati perchè una volta che una produzione è finita o ricopri un altro ruolo o fai il nomade/freelance e passi ad un’altra produzione. Per fortuna le realtà esistenti sono di alta qualità e negli ultimi anni stanno nascendo prodotti molto molto interessanti. Personalmente ho avuto la fortuna di cominciare con un piccolo studio “Cartobaleno” con cui sono cresciuto e che mi ha permesso di fare esperienze diverse e molto formative, con loro ho animato per molte produzioni Rai e per progetti molto grandi. Ho fatto l’animatore per circa 10 anni, intervallando anche periodi in cui mi dedicavo a fasi di preproduzione (character design, storyboard, concept) , ma anche di post produzione (montaggio, editing video, visual effects). Parallelamente al lavoro in studio sono sempre stato aperto a collaborazione esterne come freelance, perchè di questo lavoro amo la sua dinamicità, quindi ho sempre bisogno di rinfrescare gli stimoli per tenere la mente elastica e creativa. Adesso sono l’art director  in “Marshmallow Games” una startup che realizza App/Games educative per bambini. E’ una realtà molto diversa che mi ha aperto un nuovo mondo, molto diverso rispetto a quello che facevo ma che mi sta facendo crescere nuovamente con un approccio all’animazione e alla grafica completamente differente.


Stai lavorando a qualche nuovo progetto?
Il mio lavoro principale è quello che faccio con i ragazzi di Marshmallow Games, ma cerco sempre di ritagliarmi del tempo per le mie illustrazioni. Sono una piccola finestra da cui posso viaggiare facilmente ovunque e in modi diversi. Ma come ho scritto prima per me il concetto principale è rimanere dinamici, quindi non escludo che prima o poi senta il bisogno di nuovi stimoli e che sostituisca le mie illustrazioni con qualche altra forma visiva. 

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