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“tu credi di godere per tutta la città mentre non ne sei che lo schiavo” [Italo Calvino]

La città contemporanea contrappone alle certezze i “dubbi”, è disordine, è negazione dell’armonia dell’organizzazione spaziale ed equilibrio a cui facciamo corrispondere un ordine sociale, è la negazione del desiderio della “cosa” più degna (considerazione del testo – Caos non disordine ma ordine “sublime” (Less Aesthetics more Ethics) di M.Fuksas, Marsilio editori.).

La città di oggi è il desiderio di ieri, perché? Perché la città è l’insieme della storia, del presente e del futuro dal punto di vista architettonico, monumentale, politico, sociale ed economico. Occorre un costante impegno per interpretare i desideri, “le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del discorso è segreto. Le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra”. (Italo Calvino – Le città invisibili).

La città deve pertanto essere un luogo accogliente, bello, un luogo delle relazioni e dei bisogni, dove si può vivere bene con serenità, una città che presenti luoghi di interesse e d’incontro per rendere partecipe la propria cittadinanza alla vita della città stessa. Uno degli snodi fondamentali della città è la piazza, essa può essere considerata il “cuore” della città; la forma della città nasce dalla piazza (nodo primario); è lo spazio vuoto, cuore del ruolo sociale, possiamo definirlo per eccellenza la psicologia dello spazio vuoto.

La piazza è la casa della comunità, è lo spazio reale in cui si tessono, prendono forma e vita le relazioni e i linguaggi della comunità, deve essere un luogo di ritrovo per qualsiasi cittadino.

Nella città odierna devono essere valorizzati gli spazi verdi pubblici e privati della città di ieri e realizzati nuovi parchi con funzione di corridoi ecologici, per contrastare l’eccessivo sfruttamento del suolo ed il grigiore dovuto all’inquinamento dell’aria che rende più malinconica la vita nella città; queste aree verdi dovrebbero essere raggiungibili tramite percorsi pedonali e piste ciclabili, rendendo le città eco-sostenibili.

Contrastare lo sfruttamento del suolo mediante la riconversione di piccoli o grandi brani urbani di diversa natura (ad esempio: ex industriali, rinnovo del tessuto residenziale, aree demaniali, aree militari, ecc..).

L’importanza della città nelle sue forme e nelle sue linee, in quanto questi elementi oltre a condizionare la città, influenzano il rapporto dell’uomo nei confronti della città stessa, e possono renderlo schiavo di una sua stessa condizione, pertanto si potrebbe riprendere la citazione di apertura:

“tu credi di godere per tutta la città mentre non ne sei che lo schiavo.”

(Italo Calvino)

“Le città invisibili” di Italo Calvino avvicinano il lettore ad una dimensione articolata di desiderio di città, permettendo di andare oltre al continuo “discutere se l’idea stessa di città possa sopravvivere così come è impressa nella memoria collettiva”, di confrontarsi con il desiderio di “una dimensione urbana definita”, il desiderio di una città con “un limite percepibile in cui ritrovare misure qualitative che racchiudano, comprendano, proteggano; un desiderio di centralità come antidoto e riscatto al modello diffuso e isomorfo; un desiderio di uno spazio urbano non omologato, ma specifico, nel quale potersi identificare e riconoscersi; il desiderio di partecipare direttamente alle trasformazioni della propria città fino a quel desiderio (già citato) di città bella. Questi desideri-domande di città dovrebbero tradursi in impegno e responsabilità e riacquistare la virtù di saper dialogare con la creatività e l’immaginazione”.

Interessante è la ricerca della città ideale, rappresentata sulla copertina del testo di Calvino, nell’edizione tascabile del 1977.

In copertina è proposto un progetto di C.N Ledoux, il quale fu uno dei principali architetti e teorici rivoluzionari illuministi della storia dell’arte.

Il progetto riportato è La Casa per le Guardie Campestri, la quale fa parte della più famosa opera dell’architetto francese, ovvero il progetto della città di Chaux, conosciuta come Le Saline.

L’immagine della città creata da Ledoux, rappresenta la concezione di progettare un’intera città a forma ellittica, una città sociale, dotata di tutti gli edifici funzionali alla comunità. L’obbiettivo dell’architetto francese era quello di una città espressione di coronamento di tutte le esperienze dell’architettura. La città di Ledoux fu ideata negli anni ’70 del XVIII secolo, opera sicuramente rivoluzionaria e moderna per gli anni in cui l’architetto francese esercitò la sua professione, nella prima fase dell’industrializzazione in Francia.

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